IL PIACERE DI BENESSERCI VI PUNTATA: È tutta una questione di atti linguistici. Allora, perché esiste il modo condizionale? di Marella Marotta pedagogista clinico
Associazioni Cultura

IL PIACERE DI BENESSERCI VI PUNTATA: È tutta una questione di atti linguistici. Allora, perché esiste il modo condizionale? di Marella Marotta pedagogista clinico

“Michela ci vediamo lunedì alle 18:00. Le chiedo prima, però, di riflettere su quanto
sto per citarle: Il condizionale è un modo verbale finito della lingua italiana che si usa
per indicare un evento che si verifica solo se prima è soddisfatta una determinata
condizione. Verrei volentieri da te, se non ci fosse lo sciopero dei mezzi pubblici.
Mangerei, se ci fosse qualcosa di buono.” “dottoressa, lunedì sarò da lei, ma non
vedo cosa c’entra l’uso del condizionale col fatto che mi sento sottoposta a enormi
pressioni”. La signora Michela (nome e storia di fantasia) è una donna di circa 40
anni, vive una vita piuttosto ordinaria; lavora, è madre e moglie, va in palestra, fa un
corso di ceramica, va a correre tutte le mattine e fa volontariato presso una RSA. La
sua vita è piena di quelli che lei definisce ‘interessi’ è per questo che si è sorpresa ad
essere costantemente sopraffatta da un velo di tristezza e comincia a perdere
qualche colpo. Michela, come molte persone, non è consapevole che Il problema è
rappresentato dal fatto che l’enorme pressione a cui siamo sottoposti, che
determiniamo nella nostra quotidianità, poco a poco ci conduce a non essere più
soddisfatti. Non siamo consapevoli di questo processo perché lo osserviamo tutti i
giorni. Lo vediamo nelle vite di tutti e questo fa sì che lo consideriamo normale.
“dottoressa” mi confessa Michela “ho riflettuto sulla sua sollecitazione ed
effettivamente ho scoperto che utilizzo sempre più spesso: vorrei, fare, direi… e
sempre meno: voglio, faccio, dico. Questo mette distanza tra me e me stessa, non so
bene come spiegarmi, ma questo è quello che provo.” In realtà Michela ha trovato
un modo (peraltro molto comune) per sopravvivere e sopportare tante pressioni che
vengono dall’esterno; ma questo potrà essere possibile fino a che queste pressioni
non la schiacceranno completamente. Lei ha scelto di NON mettere in pratica alcuna
distruzione psicomagica, per dirla alla Jodorowsky, ha deciso che vuole fare una
frittata senza però rompere le uova, ha deciso di prendersi cura di sé, ma senza
cambiare nulla della propria esistenza. “Michela, conosce quell’aforisma che dice –
Se un uovo viene rotto da una forza esterna, la vita finisce. Se un uovo viene rotto
da una forza interna, una vita inizia. Le grandi cose iniziano sempre da dentro.
Cominci col dire ORA FACCIO….ORA COMINCIO….ORA DECIDO DI… e poi ci
rivediamo” “tutto qua? Basta cambiare il modo dei verbi?” “le sembrerà strano, ma
il parlare è già agire” a Michela tutto questo sembrava semplicistico, ma presto si
renderà conto che non lo è e che per fare una frittata bisogna per forza rompere le
uova.

Ringraziamo la dott.ssa Mariella Marotta presidente dell’associazione “Eboli creativa” che puntualmente arricchisce il Parterre informativo di questo Magazine. Vi invitiamo a condividere

WordPress Appliance - Powered by TurnKey Linux